05/12/08

Laboratorio Europa, una lezione di alterità


Etienne Balibar ("L'Europe, l'Amerique, la guerre" 2003) ha sottolineato l'importanza di un confronto con la storia dell'espansione coloniale (già definito da Edward Said come il « progetto coloniale ») per ogni riflessione critica sulla questione della cittadinanza e della costituzione europea. Il confronto è in primo luogo « la presenza sempre più massiccia e sempre piu legittima malgrado le discriminazioni che subiscono, di popolazioni di origine coloniale all'interno delle vecchie metropoli » a farne uno dei temi di fondo della stessa vita quotidiana in Europa. È all'interno del confronto fra « nuove tensioni e nuove violenze » che si deve iscrivere la struttura della costituzione europea che lo stesso Balibar definisce come una lezione di alterità, ovvero il riconoscimento da parte dell'Europa « dell'alterità come componente indispensabile della sua stessa identità, della sua virtualità, in pratica della sua potenza ». Il processo di costituzionalizzazione dell'Unione Europea rappresenta oggi uno dei laboratori fondamentali al cui interno la crisi e la trasformazione dello stato moderno devono essere indagate. 
Grazie alla metodologia utilizzata da Mezzadra ("La condizione postcoloniale" 2008), le carattristiche della situazione costituzionale dell'Europa sono destinate a condizionare strutturalemtne gli sviluppi politici in Europa stessa, indipendentemente dalle vicissitudini del trattato costituzionale gia respinto in Francia, Olanda e Irlanda. Questo non significa che tali referendum non siano destinati ad avere conseguenze profonde dal punto di vista politico e costituzionale, ma ciò su cui l'autore vuole centrare la propria analisi, sono gli elementi costituzionali che hanno preso parte nel processo di integrazione europea e che fanno parte integrante di ciò che si può definire la costituzione materiale. 
All'interno di questo quadro generale, la natura del nuovo spazio costituzionale europeo deve tenere in considerazione i diversi aspetti riconducibili alla presenza sempre più massiccia e sempre più legittima dei migranti (o popolazioni di origine coloniale) in Europa. In questo senso, l'attenzione dell'analisi ricade sulla legittimità della loro presenza, indipendentemente dal loro status giuridico (regolari o irregolari) che può e deve essere compresa nei termini di una radicale reinterpretazione del concetto di cittadinanza.
Sotto questa concezione di cittadinanza, che a che fare con le pratiche sociali e politiche che sfidano la definizione formale della cittadinanza e ne forzano i suoi confini, possiamo vedere i movimenti migratori come attraversati e costituiti da un insieme di comportamenti e pratiche che esercitano una pressione crescente sulla definizione di costituzione europea.
In questo senso i movimenti migratori stanno dando forma sul piano della quotidianità a uno spazio europeo e a una cittadinanza europea assai diversa da quella che sviene presentata nel trattato. Per lo meno indicano la possibilità di un' Europa Globale, capace di farsi realmente carico della lezione di alterità necessariamente iscritta nella costituzione europea dall'eredità coloniale.

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